Author: Corso, Antonio
Year: 2005 XXXIV
Pages: 43
Title: A statue of Tydeus made by Myron
Content:

Quest'anno Antonio Corso ha abbandonato il suo caro Prassitele per parlarci di un altro grande scultore, Mirone, e in particolare della sua statua del Tideo conosciuta solo grazie ad un epigramma ellenistico di Posidippo. E’ proprio partendo da questa fonte - che tra l’altro sottolinea come la statua sembrava essere viva, inaugurando così un topos su Mirone conosciuto in tutta la tradizione critica posteriore – che l’autore riesce a riconoscere un’eco dell’opera nella figura di un atleta che si sta detergendo il corpo con lo strigile su scarabei etruschi del 5. sec. (tav. I). L’iscrizione etrusca “Tute” identifica l’atleta come Tideo e conferma l’ampio interesse degli Etruschi per il ciclo mitico di Tebe. Tideo, che vinse la gara di boxe ai giochi di Nemea, partecipò alla spedizione dei Sette contro Tebe e fu ucciso in battaglia. Ad Argo e a Delfi intorno al 450 a.C. fu dedicato un  gruppo statuario dei Sette, forse ispirato dalla omonima tragedia di Eschilo e tramandato da Pausania. Siamo nel periodo in cui Mirone lavora ad Argo nell’officina di Aghelada, prima di trasferirsi ad Atene. Ed è probabile che il Tideo, eroe di significato regionale, fosse proprio un’opera del primo periodo lavorativo dello scultore. Rappresentato come atleta vincitore alle Nemee e concentrato su sé stesso è un vero precursore del Discobolo, la cui fama metterà in ombra quest’opera giovanile di Mirone, se non in Etruria almeno in Grecia.

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