Con il contributo di Valeria Vettorato si esamina l’interessantissima interazione tra la produzione monetale e quella miniaturistica nei ritratti di Borso d’Este, signore della città tra il 1450 e il 1471. L’interazione delle due arti è già stata verificata dall’autrice per la corte sforzesca di Milano e viene confermata anche a Ferrara grazie ad alcuni esempi d’eccezione. Partendo dalla prima moneta con ritratto nelle emissioni estensi – che è una delle prime emissioni con ritratto del Rinascimento –, e cioè il ducato d’oro di Borso, l’autrice ne mette in rilievo dapprima la grande somiglianza con l’immagine miniata sul Trattato del modo di ben governare di Tommaso dai Liuti, miniato da Taddeo Crivelli. Poi il confronto puntuale passa alle Tabulae astrologiae, miniate da Giorgio d’Alemagna (fig. 6) dove si vede Borso accompagnare l’autore del libro davanti all’imperatore Federico III. Questa nuova metodologia comparativa – se verrà confermata in futuro dalla ricerca – permetterebbe di ridatare il ducato di Borso a prima del 1471 e, per l’esattezza, al 1452 quando divenne duca di Modena e Reggio. In tal caso le conseguenze sono pesanti, perché il ducato di Borso d’Este sarebbe la prima moneta con ritratto fisionomico del Rinascimento, antecedente non solo alle coniazioni di Milano ma anche a quelle di Napoli.