Author: Castrizio, Daniele
Year: 2018 XLVII
Pages: 297-308
Title: L'icona del "Cristo ricciuto" e il diadema imperiale: Costantino e l'iconografia cristiana
Content:

Legato ai primi secoli del Cristianesimo è anche il contributo di Daniele Castrizio che ci propone una riesamina del tipo iconografico del Cristo cosiddetto “ricciuto”, con capelli corti e ricci e senza la barba, tipo che ricorre in certe rappresentazioni databili tra il 4. e il 6. sec.

Si tratta di un’immagine generalmente considerata una derivazione da quella del dio greco Apollo. Similmente l’iconografia del Cristo che ci è più famigliare, a viso barbuto e con capelli lunghi che si afferma solo a partire dal 6. sec., viene di solito derivata dal volto di Zeus.

Mettendo in discussione queste ipotesi, l’autore dà particolare risalto alle differenze tra i ritratti noti del Cristo e quelli delle divinità pagane sia a livello di acconciatura sia per quanto concerne i tratti somatici.

     Le origini iconografiche del «Cristo ricciuto» vanno piuttosto cercate nell’estetica allora in voga nel mondo romano-barbarico contemporaneo. Il famoso multiplo di solido coniato da Teoderico nel 493, pezzo unico conservato a Roma nel Medagliere del Museo Nazionale Romano, sembra confermare la nuova ipotesi: anche il re ostrogoto, a scopi propagandistici, si fece rappresentare alla romana, sbarbato e con i capelli corti.

     Infine, anche alcune fonti scritte citano le raffigurazioni del «Cristo ricciuto». Secondo Giovanni di Damasco ritratti di questo tipo furono commissionati già da Costantino, desideroso di avere un’immagine del Cristo secondo le descrizioni allora note e in analogia alla moda del suo tempo. Lo stesso Costantino introdusse nell’iconografia monetale il diadema metallico quale segno della regalità in sostituzione di quello in stoffa e della corona d’alloro, insegne che erano legate ai culti pagani e perciò in dissonanza col nuovo corso politico-religioso inaugurato dall’imperatore.

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