Author: Corso, Antonio
Year: 2009 XXXVIII
Pages: 51
Title: The Apollo Sauroctonus by Praxiteles: an Attempt to Outline the History of this Masterpiece
Content:

Antonio Corso quest’anno si sofferma sulla storia di uno dei grandi capolavori di Prassitele, e cioè il suo Apollo Sauroctono colto cioè nell’atto di uccidere una lucertola. Il contributo, argutissimo e innovativo come sempre, cerca di determinare quando, dove e perchè fu realizzato il capolavoro per poi delinearne la sua fortuna nei secoli. La statua è da inserire nell’ambiente greco d’Asia Minore dominato dai Persiani e estremamente fertile in campo artistico proprio per la grandi  sponsorizzazioni dei satrapi. L’analisi quasi “criminalistica” ricostruisce pian piano un puzzle di indizi tratti dalle fonti letterarie e dalle arti figurative, combinando saputamente entrambe. La statua del dio appare nel probabile originale sul rovescio di monete imperiali romane da Apollonia ad Rhyndacum, fondata dai Milesi in Misia. Il dio è rappresentato al centro di un tempio appoggiato ad una colonna, e quindi era probabilmente una statua di culto locale come ci si aspetta da una città di nome Apollonia. Visto che la statua fu portata a Roma nel tempio di Augusto sul Palatino si può supporre che doveva rappresentare una divinità che sconfigge il male secondo i canoni della propaganda augustea, ripresi direttamente dall’originale prassitelico. La lucertola ha infatti già nell’antichità greca una connotazione negativa e la statua prassitelica doveva rappresentare un mito locale a noi sconosciuto. L’aggiunta del tronco al posto della colonna è sostituzione da attribuire ai copisti romani per motivi statici, mentre nell’originale in bronzo – che Corso propone essere la meravigliosa statua di Cleveland – bastava una sottile colonna, come ritenuto sulle monete di Apollonia. Se la fortuna dell’opera scemò un poco sotto la dinastia macedone, che anteponeva l’ideale atletico peloponnesiaco alla raffinatezza ionico-persiana, grandissima fu invece nei secoli successivi e a Roma in particolare in età augustea e antonina, dove furono realizzate innumerevoli copie, la più famosa delle quali fu posta programmaticamente nel tempio di Augusto sul Palatino a simbolo della iuventus e della vittoria sul male.

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