Author: Vanni, Franca Maria
Year: 2009 XXXVIII
Pages: 261
Title: Una moneta da venerare
Content:

Ritorna anche quest’anno Franca Maria Vanni con un contributo dedicato ad una singola moneta che ha fatto la storia. Si tratta di una moneta d’oro ostrogota (solidus) del 6. sec. d.C. conservata ad Arezzo e che, intesa come reliquia dotata di speciale indulgenza, venne donata dieci secoli dopo alla cattedrale aretina dal suo vescovo. L’autrice ne ripercorre la storia appassionante, mettendo in evidenza sia l’aspetto originario della moneta come mezzo di pagamento che quelli successivi estranei all’ambito economico che vedono il pezzo diventare prima gioiello, poi talismano e infine sacra reliquia per l’immagine che reca. La moneta fu coniata a Roma da Atalarico e Teodato a nome di Giustiniano e reca al diritto il busto dell’imperatore, al rovescio la Vittoria con croce. Occultata in un forziere insieme ad altri cento solidi nell’antica residenza lateranense dei papi, fu riscoperta solo nel 1587 a seguito di lavori di ristrutturazione voluti da Sisto V. L’insieme delle monete d’oro (detto “Ripostiglio del Laterano”) con l’effigie di imperatori romani e bizantini e il luogo suggestivo dove fu recuperato – presso il Sancta Sanctorum – fece tale impressione sul pontefice che le credette segno tangibile di devozione di questi imperatori verso il Laterano. Attraverso una bolla, il Papa le dichiarò reliquie dotate di particolari indulgenze scoperte per Divina Provvidenza a glorificazione della continuità della Chiesa. L’episodio ispirò addirittura il ciclo di affreschi che Sisto V fece dipingere nella Sala degli Imperatori a Palazzo Lateranense. In seguito, il Papa fece dono delle suddette monete a diversi cardinali che, secondo la bolla pontificia, erano obbligati alla loro morte a lasciare la moneta ad una chiesa di loro scelta. Così, la nostra giunse ad Arezzo, ancora all’interno del contenitore d’oro donato da Sisto V con due piccoli frammenti della Vera Croce in legno e appesa in un reliquiario d’argento, anch’esso probabilmente originale. Termina il contributo un’esortazione alla ricerca futura delle altre monete del ripostiglio lateranese, di cui due esemplari sono già stati identificati dalla nostra Lucia Travaini, e che, al pari di quello di Arezzo e per la loro missione salvifica, devono cercarsi nei reliquiari delle chiese d’Italia.

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